Conifera di Cos a Palazzo Isimbardi è una delle installazioni wow del Fuorisalone 2019. Ma è anche un esercizio architettonico per mostrare le potenzialità del design.parametrico, della bio-plastica e della stampa 3D in un’ottica di economia circolare.
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È fantastico che questi argomenti, di cui si discute da anni, siano ora offerti.a un pubblico più vasto e sotto forma di un’installazione accattivante. Ma di cosa parla Conifera? Lo spiega l’autore, l’architetto visionario Arthur Mamou Mani.
Arthur Mamou Mani: «Si tratta di un’installazione architettonica di grandi dimensioni realizzata con la fabbricazione digitale usando risorse rinnovabili. Si snoda dal giardino interno di Palazzo Isimbardi in corso Monforte a Milano fino al giardino».
«Conifera formata da 700 elementi a incastro stampati in 3D usando un mix di polpa di legno e bioplastica».
«Si tratta di un viaggio etereo che porta il visitatore dall’architettura alla natura. Inizia nella corte di Palazzo Isimbardi e prosegue fino al giardino all’inglese sul retro. Conifera vuole dara a tutti la possibilità di guardare al futuro e di cogliere le potenzialità del design e delle possibilità che offre la collaborazione».
«Occorrono 4 ore per stampare e 2 ore per assemblare ciascun elemento e ce ne sono circa 700. Quindi è stato un processo lungo».
«I biomateriali sono al centro del progetto. La bio plastica che abbiamo usato ha una carbon footprint inferiore del 68% rispetto alla controparte tradizionale.ed è interamente compostabile. Volevamo mostrare come la tecnologia 3D possa essere utilizzata con materiali rinnovabili.per costruire strutture che suggeriscano qualcosa di simile a quello che potremmo vedere in futuro. Volevamo anche lavorare nell’ottica di un’economia circolare per mostrare come l’impatto ecologico.e lo spreco di progetti come questo possa essere ridotto al minimo. Realizzando un’installazione non statica e che può essere ricostruita e riassemblata (anche sotto diverse forme) ovunque, vogliamo continuare a far vivere ciascuno dei nostri “mattoni bio” dopo la fine del padiglione».
«Si tratta di un processo basato sul pensiero algoritmico che consente l’espressione di parametri e regole.che, insieme, definiscono, codificano e chiariscono la relazione tra l’intento progettuale e il risultato della progettazione. Ciò significa che cambiando alcuni degli elementi del codice, il risultato varia, pur restando all’interno di una “cornice” pre-definita, generando infinite varianti. I disegni parametrici sono quindi infinitamente plasmabili, adattabili e hanno una vita propria, simile ai sistemi naturali».
«La combinazione di biomateriali, fabbricazione digitale, pensiero algoritmico e modulare aprirà nuove opportunità nel design e nell’architettura e potenzialmente anche nella moda. Immagina un mondo in cui le persone abbiano accesso a macchine in cui possono utilizzare materiali.che potrebbero crescere in cucina. E li potessero usare per realizzare quello che gli serve dopo aver scaricato i file di progettazione dalla rete. Oppure stampare gli elementi che poi qualcuno, localmente, assemblerebbe. La stampa 3D continua ad evolversi verso l’architettura e oltre e il suo obiettivo è espandere le possibilità di creativi.e costruttori: questa installazione dovrebbe essere un ottimo caso di studio su come la tecnologia possa essere utilizzata e applicata. E quali potrebbero essere i prossimi passi».
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Molto interessante