Mina di internoitaliano è nata da una constatazione. Le sedie mini servono: a bar e ristoranti, per i quali qualche centimetro di spazio diventa molto significativo, ma anche ai privati, che spesso hanno case molto piccole, soprattutto nelle città.
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Ma questo genere si sedute ha spesso un’estetica “risicata”: non invogliano all’uso, la questione dimensionale è risolta in modo asciutto e a scapito della comodità. Con Mina volevamo provare ad ottenere una sedia che entrasse in quel segmento portandosi dietro i dettagli, la piacevolezza formale e la comodità delle sedie più “ingombranti”.
Per disegnare Mina siamo andati a ritroso partendo dalla “gabbia” dimensionale nella quale avrebbe dovuto essere contenuta. Questa era definita dagli ingombri massimi da non superare e dall’inclinazione tra seduta e schienale (fondamentale per la comodità). Gli elementi che la compongono sono stati poi ridotti al minimo e il grande lavoro è stato farli dialogare e alternare tra di loro cercando di limare gli ingombri al millimetro. “Annegare” lo schienale nello spessore della gamba, per esempio, ha fatto guadagnare centimetri riuscendo a mantenere l’inclinazione, il disegno delle gambe posteriori alleggerisce visivamente la sedia senza rubare spazio.
Ma il nostro scopo era anche comunicare il valore aggiunto tipico di internoitaliano. E cioè il connubio tra design e artigianato di alta qualità. Per coglierlo serve guardare il punto di incontro tra lo schienale in massello curvato e le gambe posteriori che lo sostengono. Uno snodo di non semplice soluzione perché fare stare lo schienale nello spessore della gamba posteriore richiede una cura progettuale non indifferente.
Inoltre, i profili dei due elementi si “inseguono” senza sovrapporsi nella vista frontale, ammorbidendosi invece in quella posteriore. Mentre per le gambe abbiamo scelto una sezione a U. più morbida rispetto a quelle più secche e spigolose che vengono tradizionalmente scelte per sedute di servizio. È una lavorazione più complicata ma dà valore aggiunto in termini di invito all’uso e al contatto.
TOMMASO CALDERA, designer, 32 anni. Dopo aver lavorato negli studi di Odoardo Fioravanti e Jonathan Olivares ha aperto il suo studio nel 2012. Si occupa di design del prodotto e di direzione artistica.
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