Per interior designer e osservatori di tendenze, scegliere di avere pensili in cucina è diventato vergognoso quanto l’imbiancatura a effetto spugnato. Eppure questi utilissimi armadi sospesi (imprescindibili per chi ha una casa piccola) erano un must in ogni cucina. Cosa è successo? Siamo cambiati, e con noi la geografia della casa e dei suoi spazi.
I pensili in cucina sono stati alla base del concetto di ambiente componibile, ideato per la prima volta negli anni ‘30 da Margarete Schütte-Lihotzky. Per decenni, i familiari armadietti sospesi sopra al banco da lavoro, proprio all’altezza del naso, ci hanno permesso di avere tutto ordinatamente nascosto e a portata di mano.
Mensole al posto dei pensili. Progetti di Clara Bona
La vita però è cambiata e siamo abituati a vivere la realtà domestica come un unico ambiente fluido. La cucina è sempre più uno spazio conviviale dove cucinare è solo una piccola parte dell’esperienza di abitarla. È diventata, di fatto, un’estensione del salotto. È, questo, un cambio di passo che da anni viene proposto anche nelle case piccole, dove l’”open space” significa utilizzare al meglio living a cucina fondendoli in un solo ambiente. In questo senso, i pensili sembrano un accessorio che sottolinea in modo fastidioso la differenza tra i due spazi. Chi mai vorrebbe dei pensili con pignatte e barattoli in salotto?
Le cose cambieranno ora che anche quelli che non hanno mai cucinato a casa sono stati costretti a trasformarsi in chef per gentile concessione di COVID-19? Ritorneremo a pensare che ci mancano davvero quei pensili perché rendono la vita molto più semplice quando usi effettivamente la tua cucina per cucinare? Forse. Ma è difficile pensare che la fusione tra cucina e salotto venga rimessa in discussione in un momento in cui la casa è – proprio per necessità – diventata ancora più multi-funzione…
«I clienti chiedono cucine senza pensili», dice Clara Bona, fondatrice di Studio98, che si occupa di architettura di interni. Bona è seguitissima su Instagram, dove racconta la vita dell’interior designer nei cantieri. «Anche chi non se ne intente ormai non li associa più come qualcosa di desiderabile o bello». Le aspirazioni, però, si scontrano spesso con la realtà. «Anche se i pensili in cucina hanno perso il loro fascino, rimangono ancora un’ancora di salvezza per chi ha spazi ristretti. Chi può evitarli è un po’ una rarità».
Di solito, infatti, la parte inferiore della cucina è ingombrata dagli elettrodomestici. «Per fare senza i pensili serve la possibilità di avere un armadio o un piccolo locale adiacente che funzionano come dispensa. Si ottiene un effetto molto più libero», spiega Bona. «In generale è preferibile avere un unico banco da lavoro senza altezze e sopra solo una mensola, che però deve essere tenuta in ordine. E non tutti possono permetterselo, sempre per ragioni di spazio. Nelle cucine aperte invece la soluzione ideale è quella di avere una parete di armadi e poi un’isola cucina».
Un progetto di Clara Bona
Ma se la cucina è piccola e i pensili sono inevitabili, esistono alternative che aiutano a ingoiare la pillola. «Un pensile senza maniglie magari con una finitura particolare, che arriva fino al soffitto uniformandosi con la parete, è una soluzione molto contenitiva. E anche un buon compromesso per ottenere una essenzialità estetica». Non solo, negli ultimi anni anche molte aziende si sono mosse in questa direzione, offrendo al pubblico soluzioni più movimentate che giocano con i pieni e i vuoti creando composizioni di diversi materiali e finiture. Però resta sempre il rischio di scadere nella monotonia.
«Rispetto a un tempo le imprese hanno raggiunto livelli di qualità ottimi ma i prodotti sono tutti uguali. Molto belli ma noiosi, senza personalità. Invece, la cucina dovrebbe rispecchiare il carattere di chi la abita, senza essere progettata nei minimi dettagli. E personalizzata unendo anche arredi diversi».
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